Kick her in the balls, RadioCarlonia!

“Kick Her in the balls” incita belluino Wallace Wells, coinquilino gay e dandy, mentre Scott Pilgrim, è impegnato in uno scontro all’arma bianca con Roxie Richter, malvagia "ex" del male, da sconfiggere per poter coronare il suo sogno di amore con Ramona Flowers, solo momentaneamente omo ora etero convinta.
Sembra complicato, in realtà la trama principale di “Scott Pilgrim vs The world” di Brian Lee O’Malley occupa, come ogni picchiaduro che si rispetti, il lato corto di una scatola di fiammiferi: per conquistare l’amata Ramona, Scott, bassista di uno sgangherato gruppo indie, deve battere, i di lei precedenti fidanzati, riuniti e capeggiati dal misterioso Gideon[1] e fermamente decisi a farli la pelle. Ciò che affascina del fumetto dell’artista canadese è il modo con cui la storia viene raccontata: un meltin-pot pop, omaggio dichiarato e incondizionato alla cultura nerd tutta, dove il fantastico, procedendo per iperboli, ci fa ridere come un bambino di otto anni, ma è la descrizione minuziosa del quotidiano, tra clubbini, live show, (pochi) lavoretti, sbornie, prove musicali, gite fuori porta, tanto cazzeggio, amicizie, amori ed odi di tutto il mondo che ruota intorno a colui che osò sfidare il pianeta terra, che ci affascina e ci commuove come fossimo innocenti fanciulle, noi, abituati a solcare le retrovie (meglio se vicino alle uscite di sicurezza) dei più lerci concerti HC e che consideriamo il grind il più grande fenomeno queer dai tempi delle Sturmabteilung.
Immaginatevi Blankets illustrato da Akira Toriyama e coscritto con Rumiko Takahashi.
Scott è il figlio più piccolo della generazione X (dichiarato esplicitamente dalla toppo con il logo della scuola per “giovani dotati” di Charles Xavier cucita sul giubbotto): non ha ambizioni, se ne sbatte del futuro, è immaturo ed irresponsabile, incapace di mantenere a lungo la concentrazione, eternamente indeciso e insicuro quando si tratta di questioni di cuore, scarsamente interessato agli altri, protagonista assoluto ed unico dell’universo, che modella a sua immagine e somiglianza. Ma a differenza dei suoi fratelli e sorelle maggiori, Scott semplicemente se ne frega. Se la diverte suonando con il suo combo (i Sex Bomb-ob), passa ore davanti ai videogiochi (rigorosamente retro-games), ciondola con  i suoi amici in qualche locale della capitale canadese,  se la spassa sotto le coperte, capace di vivere il sesso - incredibile dictu, per uno che, come si vede nei flash back, è andato in una scuola cattolica, con rara naturalezza: niente ansie da prestazioni (alla prima occasione con Ramona fa cilecca…), niente senso di colpa, niente psychopathia sexualis.
E poi in quelle paginette in b/n ci finisce di tutto: richiami alla grafica dei videogame a 8 e 16 bit, ai manga giapponesi, sia shonen, visti i frequenti combattimenti , sia shojo, con mille improbabili intrecci amorosi e le più classiche situazioni da flirt (la gita al mare sembra ripresa, ad esempio, dalle tavole di Lamù o di Ranma ½ o di Kamigure Orange Road), ai comics americani, ai film Kaiju-Eiga (con tanto di scontro di mostri giganti), ai gongfupian, a un certo abbigliamento trendy-ma-non-fighetto (scarpe Converse All Stars, tute Adidas, felpe con la zip e/o cappuccio…) e, naturalmente tanta musica.
Nel 2010 Le avventure di Scott Sono diventate un film, diretto dal britannico Edgar Wright,  già regista dei pregevoli “Shaun of the Dead[2]” e “Hot Fuzz”, interpretato dal lanciato Michael Cera e con le musiche di Beck Hansen.
La pellicola è stata un flop (troppo elegante per il pubblico americano?); a noi di RadioCarlonia è invece piaciuto parecchio: Wright non solo agisce magistralmente sulla sceneggiatura, operando ad arte un lavoro di cut&paste che riduce i 6 volumi che compongono la saga cartacea a poco più di due -intense ed ipercompresse- ore dove quasi tutti i personaggi riescono a ritagliarsi un proprio spazio e sfuggono alla logica “figurina” tanto cara ai bb d’oltreoceano, ma da sfogo alla propria vena colorata, psichedelica e virtuosa. Basti prendere ad esempio la scena in cui Scott va nel bagno della casa di un amico (con tanto di barretta della pipì in pixel che va riducendosi man mano che la deiezione ha il suo corso); quando ne esce si trova in uno spettrale corridoio fatte di piastrelle bianche e nere che sembra preso di pari passi dal maniero di “Don’t” (il finto trailer girato dallo stesso Wright per Grindhouse), si affaccia su una porta per svegliarsi, inquieto, nel letto di casa sua[3]. 51 secondi di pura visionarietà.
Se proprio dobbiamo trovare un difetto in “Scott Pilgrim” fumetto e/o lungometraggio è proprio nel campo della OST: inevitabilmente assente nel primo caso, troppo poco rischiosa, malgrado i dignitosi brani di mr Hansen, la ruffianissima “Black Sheep” dei Metric o la devastante Bass Battle.
Cerchiamo di rimediare proponendo “Scott Pilgrim OST B-SAID RadioCarlonia Remix ultimate ninja version”, in cui compaiono: Beck, perché rimane il padrone di casa, le Shonen Knife, perché pure se al terzo pezzo di un loro qualunque disco vi viene voglia di gettare napalm sull’asilo più vicino, in dosi omeopatiche sono più che carucce, “Teenage Riot” (Sonic Youth) ed "Help the Aged" (Pulp), perché è pure sempre una storia per ggiovani, specie se hanno vissuto l’infanzia negli eighties, ma senectus ipsa est morbus, Le Lush perché prima di essere convertite in noia da Robin Guthrie erano gagliarde, “Terminal Boredom” (Cute Lepers) perché è la fine che hanno fatto le Lush, Johnny Hit and run Paulene” perché se anche il testo recita il contrario John Doe e Exene Cervenka sono stati per molto tempo una gran coppia, “One More Hour” perché nella vita ci vuole anche un po’ di malinconia, e malgrado calci volanti e wire work qui ne scorre a fiumi, “Son of Gun” perché i Vaselines ci sarebbero stati benissimo sul palco del “Chaos Theater Toronto” anche per il modo finissimo di richiamare l’attenzione del pubblico, e la cover di “Friday Night, Saturday Morning” dei Nouvelle Vague, perché è la chiusa perfetta dopo i bagordi della festa, con il tintinnio delle bottiglie spazzate con lentezza infinita, il peso di un incudine sugli occhi e il ripetersi centinaia di volte se fu vera gloria.
Ora che sapete i perché, recuperate i tomi editi in Italia dalla Rizzoli-Lizard, infilatevi la T-Shirt con la scritta “Zero”, mettevi in tasca un paio di cartucce del Gameboy, schiaffate il dvd del lungometraggio nel lettore, preparatevi un cocktail alla “the other L-Word” secondo la ricetta di Wallace, tuffatevi sul divano, e sfidate pure voi il mondo. Con La colonna sonora adeguata, of course.

Chiusa alla Super Nerd con copertina-omaggio dedicata a Kim Pine (prima fidanzatina di Scott e attuale drummer dei sex b-omb): batterista grintosa, sardonica e sarcastica, con un grado di misantropia da campionati mondiali, solo a volte intaccata da inaspettati lanci di affetto, è lei la preferita dalla redazione. Tres Jolie!

Bonus: Ramona (Acustic Version) http://www.youtube.com/watch?v=KwYjaAzejuk
Priceless le espressioni di Mary Elizabeth Winstead

Charlie “Aguirre” Scarpino
 
[Compilatio non più disponibile :-(]
Traccia (Gruppo; Album)

01.Devil's Haircut (Beck; Odelay)
02.Konnichiwa (Shonen Knife; Happy Hour)
03.Teen Age Riot (Sonic Youth; Daydream Nation)
04.Help the Aged (Pulp; This is hardcore)
05.Ladykillers (Lush; Ciao!)
06.Terminal Boredom (The Cute Lepers; Can't Stand the Modern Music)
07.Johnny Hit and run Paulene (X; Los Angels)
08.One More Hour (Sleater-Kinney; Dig me out)
09.son_of_a_gun_(live_in_bristol) (The Vaselines; Enter the Vaselines)
10.Friday Night Saturday Morning (Nouvelle Vague; Nouvelle Vague)




[1] Un Non-Premio a chi becca la citazione. Commentate numerosi, per Dio!
[2] Da guardare rigorosamente in lingua originale. Snobbate altamente la versione italiana, doppiata da beoti
[3] La scena è disponibile qui: http://www.youtube.com/watch?v=zzMkg0QcX9Y

Commenti

  1. solo oggi, nel 2017, vedo Scott Pilgrim, in lingua originale (ovviamente!!!)....e m'è piaciuto parecchio. Ciao Aguirre!

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